Linee guida per un modello integrato di catalogazione della caricatura giornalistica

Sandro Morachioli

 

Le vignette dei giornali satirici e umoristici costituiscono aggregati complessi in cui s’intrecciano elementi figurativi e verbali, che veicolano dati storici, politici, iconografici, editoriali, comunicazionali. L’identità ambigua e plurale dell’immagine satirica, insieme con un incostante livello di qualità artistica, ha posto la caricatura giornalistica a cavallo di diversi ambiti disciplinari (storia e storia dell’arte, ma anche semiotica, sociologia e storia dei media), relegandola spesso ai margini degli studi scientifici. Quest’ultimo aspetto è particolarmente evidente nel contesto italiano, che appare complessivamente più arretrato rispetto ad altri paesi europei di più rinomata tradizione satirica (Inghilterra, Francia, Germania). Di recente, si è tuttavia assistito ad un avanzamento degli studi e dell’attenzione scientifica sull’immagine satirica in Italia. Da un lato, le indagini sulla figurazione satirica hanno cominciato ad integrarsi sempre più (e sempre più variamente) con gli aspetti tradizionali della storia dell’arte, all’interno di un processo di scavalcamento di annose gerarchie fra i generi artistici[1]. D’altro canto, nel campo della ricerca storica, appare ormai assodato il superamento del ruolo meramente illustrativo o decorativo della vignetta satirica, elevata ormai al rango e alla dignità di fonte storica, e di recente sempre più (e meglio) utilizzata nell’ambito di un più generale visual turn della storiografia politica e culturale[2].

In questo quadro si vuole inserire il progetto di un Archivio della caricatura in Italia: un repertorio pratico in grado di consentire un’agile via di accesso alle immagini dei giornali satirici italiani per gli studiosi di storia, storia dell’arte, e di altre discipline; ma anche, soprattutto, uno strumento di lavoro e di comprensione che, per sua natura, va concepito in continua evoluzione.

Il progetto ruota intorno alla collezione di giornali umoristici e satirici dell’Istituto Mazziniano di Genova. Attualmente la schedatura è completa per quel che riguarda i periodici satirici genovesi «La Strega» (1849-1851) e «La Maga» (1851-1855). Sono in via di schedatura le annate del torinese «Il Fischietto» di età preunitaria (al momento è disponibile alla consultazione il 1855), e sono in via di acquisizione alcuni campionamenti su periodici di fase post-unitaria («Il Lampione», «Lo Spirito Folletto», «Pasquino», e altri)[3].

L’analisi quantitativa costituisce uno strumento relativamente nuovo e dal grande potenziale per lo studio approfondito di materiali - le immagini satiriche del passato - votati alla diffusione su larga scala, ma fugaci per loro natura, e di non facile comprensione nella loro perduta gamma di allusioni. Lo dimostrano l’utilità dei recenti progetti di digitalizzazione di periodici satirici o umoristici portati avanti da alcune istituzioni italiane[4].

Il raggiungimento di un’adeguata copertura numerica deve tuttavia andar di pari passo con la resa delle specificità dell’immagine satirica. È questa la sfida dell’Archivio della caricatura, che si basa sulla creazione di una scheda catalografica concepita espressamente per l’immagine satirica, quella giornalistica in particolare. In quest’ottica, si è optato per una modalità integrata di costruzione e interrogazione della banca dati, al fine di favorire e stimolare molteplici indagini quantitative imperniate su differenti parametri.

Il database dell’Archivio della Caricatura si articola su diversi livelli di descrizione e analisi, intrecciati e gerarchizzati nella scheda ma autonomi e variamente combinabili nel campo di ricerca. Ad una prima parte di carattere descrittivo - in cui si segnalano i Dati strutturali del periodico che ospita la vignetta oggetto della scheda, seguiti da una Descrizione fisica della vignetta secondo una griglia comprendente, tra le altre cose, la tecnica di stampa e il tipo d’impaginazione (cfr. Istruzioni per l’uso) – fanno seguito tre livelli di analisi e descrizione, da intendersi come altrettanti campi d’indagine, attorno ai quali si struttura il progetto di catalogazione dell’Archivio della Caricatura.

Un primo piano d’indagine della banca dati è quello prettamente storico. In prospettiva, le caricature del passato risultano ormai forzatamente avulse dalla loro attualità, intesa come il contesto che le ha viste nascere e “funzionare” presso il pubblico. Per la ricostruzione dei loro significati e, per quanto possibile, dei loro campi di significazione, occorre dunque fornire strumenti per la loro identificazione. Nel campo del Riferimento storico sono contenute informazioni legate a fatti, istituzioni, personaggi, eventi storici. Si tratta della parte più propriamente contenutistica della scheda, che propone le identificazioni di fatti e allusioni presenti nella vignetta, generali e particolari (anche se si è preferito mantenere una categorizzazione “larga”, privilegiando il macro-fenomeno storico rispetto alla singola notizia giornalistica).

In un secondo piano, quello della Categoria iconografica, vengono fornite indicazioni su registri e generi delle immagini (es.: scena Domestica, Militare, Urbana, Rurale, Allegorica, Sacra ecc.). Con questa scansione si è inteso sottolineare, ove possibile, il ruolo e l’importanza dell’inventariazione dei registri e dei generi nella definizione sociale del pubblico del giornale. Allo stesso tempo, il sotto-campo delle Parola chiave si propone di segnalare soggetti, azioni, simboli, tipi, rappresentati all’interno dell’immagine. Si tratta di un indicatore particolarmente utile all’analisi quantitativa della circolazione dei singoli vettori iconografici, ma anche ad un approccio del livello per così dire “molecolare” della rappresentazione. Il tentativo è di rendere conto, nell’ottica della costruzione di una morfologia, della logica fortemente combinatoria dell’iconografia satirica nelle sue parti costitutive, secondo un fenomeno simile a quanto mostrava W.J. Propp a proposito delle fiabe russe, nelle quali «le parti componenti dell’una possono essere trasferite nell’altra, senza modificazione alcuna»[5]. In pratica, si è cercato di segnalare e agevolare la ricerca delle figure ricorrenti: non soltanto gli schemi rappresentativi più generali (Es. «La Maga» IV, 69: Apparizioni e Visioni), ma anche le azioni, i motivi specifici e le funzioni dei personaggi (Es.: «La Maga» IV, 69: Processioni e Cortei, Figura in ginocchio, Clero, ecc.).

Infine, il progetto dell’Archivio della caricatura ha inteso dare rilievo ad un aspetto dell’immagine satirica emerso in alcuni degli studi più significativi sull’argomento. È stato E.H. Gombrich il primo a mettere al centro dell’analisi una serie di procedimenti e figure tipiche della satira figurata: messa temporaneamente da parte l’impostazione psicanalitica dei suoi primi lavori sulla caricatura con E. Kris[6], l’analisi di Gombrich ha preso nel corso del tempo un carattere più formalista[7], puntando a mettere in luce alcune delle principali “armi” dell’“arsenale” del caricaturista (personificazione, ritratto caricaturale, metafore, animalizzazione ecc.)[8].  

Su questa via l’Archivio della caricatura italiana ha inteso costruire un campo, chiamato Categoria satirica, riguardante nello specifico le tecniche di persuasione e/o derisione messe in atto dai disegnatori, con i loro procedimenti linguistici e operativi, con il loro diverso grado di cultura visiva o verbale. Il campo concerne quindi il linguaggio e la retorica visiva della grafica satirica, e costituisce per certi versi il terreno più scivoloso, soprattutto per l’assenza di una terminologia condivisa nel campo degli studi a proposito dei procedimenti operativi della caricatura e sulle sue tecniche di degradazione simbolica[9]. Nell’ambito di questo progetto, si è preferito mantenersi sul solco tracciato dallo storico dell’arte viennese e, per ragioni di competenze (e in attesa di sviluppi), si è evitata una terminologia puramente semiologica[10]. È chiaro quindi che l’affinamento delle singole voci resta tutto da discutere e sviluppare (cfr. Istruzioni per l’uso), ed è altrettanto chiaro che, nella consapevolezza dell’impossibilità di inscatolare all’interno di rigide categorie realtà sfuggenti e dinamiche come le immagini, le voci dei vari campi vanno intese come meri indicatori, piste, proposte, coordinate di riferimento il più possibile normalizzate, ma che continuano a mantenere un certo grado di approssimazione (in alcuni campi più che in altri, e a maggior ragione, come nel campo retorico-satirico), e un sostanziale livello di sperimentazione.  

 



[1] Cfr. A. Negri, M. Sironi (edd.), Un diluvio di giornali. Modelli di satira politica in Europa tra ’48 e Novecento, Milano 2007; M. Sironi, Ridere dell’arte. L’arte moderna nella grafica satirica europea tra Otto e Novecento, Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2012; S. Morachioli, L’Italia alla rovescia. Ricerche sulla caricatura giornalistica tra il 1848 e l’Unità, Edizioni della Normale, Pisa 2013.

[2] Per una recente e ampia disamina dello status delle immagini, comprese quelle satiriche, nella ricerca storica, rinvio a G.L. Fruci, A. Petrizzo, Visualità e grande trasformazione mediatica nel lungo Ottocento, in V. Fiorino, G.L. Fruci e A. Petrizzo (edd.), Il Lungo Ottocento e le sue immagini. Politica, media, spettacolo, ETS, Pisa 2013. 

[3] In una seconda fase del lavoro, è previsto l’inserimento on line degli interi periodici schedati, comprese le parti testuali, al momento escluse dalla visualizzazione per ragioni tecniche.

[4] Si vedano in particolare il Progetto Marengo del Centro Apice presso l’Università degli Studi di Milano, il Progetto Digima della Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma, e il Progetto Imago dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.

[5] W.J. Propp, Morfologia della fiaba, Einaudi, Torino 1965.

[6] E.H. Gombrich, E. Kris, I principi della caricatura, in E. Kris, Ricerche psicoanalitiche sull’arte, Einaudi, Torino 1967 (1952), pp. 185-200.

[7] Su quest’aspetto, cfr. P. Kaenel, L’apprentissage de la déformation: les procédés de la caricature à la Renaissance, «Sociétés & Représentations», 2/2000, n. 10, p. 79-102.

[8] E.H. Gombrich, Le armi del vignettista, in Id., A cavallo di un manico di scopa: saggi di teoria dell’arte, Einaudi, Torino 1971 (1963), pp. 192-216.

[9] L’impostazione di Gombrich è stata in effetti sviluppata, discussa, e riadattata, anche se raramente in maniera sistematica dal punto di vista terminologico, dagli storici dell’arte e dell’immagine satirica che hanno proseguito le indagini sui procedimenti operativi della caricatura e sulle sue tecniche di degradazione simbolica. Si vedano per esempio, P. Kaenel, L’apprentissage de la déformation: les procédés de la caricature à la Renaissance, «Sociétés & Représentations», 2/2000, n. 10, p. 79-102; Textuel et visuel. Interconnexions entre textes et images satiriques, «Ridiculosa», 6, 1999; Les procédés de déconstruction de l’adversaire, «Ridiculosa», 8, 2001; B. Tillier, À la charge! La caricature en France de 1790 à 2000, Paris 2005.

[10] Il tracciato di Gombrich ha avuto una certa fortuna anche nel campo degli studi di semiotica e comunicazione, in cui vanno annoverati i più sistematici fra i tentativi tassonomici riguardanti i principi formali della caricatura. Cfr. M.J. Medhurst, M.A. De Sousa, Political Cartoons as Rhetorical Form: A Taxonomy of Graphic Discourse, «Communication Monographs» 48, 1981, pp. 197-236. Qui la selezione del materiale d’analisi si basa su un «principio di ripartizione» (Propp) di tipo contenutistico (le vignette realizzate nell’ambito della campagna presidenziale americana del 1980), e si sviluppa secondo un ordinamento della caricatura politica basato sui canoni classici della retorica. Nell’operazione è implicata una concezione (del tutto legittima) della caricatura intesa come strumento di comunicazione e persuasione di struttura discorsiva («non oratorical discourse»); il che esclude, per esempio, una concezione della caricatura come sistema di figurazione. Nel caso di una banca dati, comunque, il principio di ripartizione deve invece essere aperto, pluridirezionale e variabile a seconda delle necessità dell’utente: in pratica l’uso del database deve poter consentire, contenendoli al suo interno, diversi studi tassonomici. Per un approccio semiologico in Italia, specie sulla questione dei «livelli di articolazione» della vignetta politica, cfr. P. Pettinari, La caricatura come prodotto retorico: ipotesi e problemi, in A. Brilli, Dalla satira alla caricatura. Storia, tecniche e ideologie della rappresentazione, Dedalo, Bari 1985.