Ugo Bernasconi (1874-1960), pittore-scrittore formatosi a Parigi alla scuola di Eugène Carrière e fino al 1918
(data del suo definitivo trasferimento a Cantù insieme alla famiglia) itinerante tra i centri culturali di Roma, Firenze e Milano,
è un esponente di spicco del moralismo novecentesco. La forma aforistica della sua scrittura rivolta agli artisti, le scelte
letterarie, il suo stesso volontario 'esilio' in provincia - quasi un vivere "notoriamente nascosto", come predica l'amico
Anselmo Bucci - sono la cifra di un'esistenza vissuta ai margini, di una partecipazione attiva, ma sopra le parti, al dibattito
critico delle riviste artistico-letterarie della prima metà del secolo. Il fondo documentario donato dalla figlia, Eletta Marchi,
alla Scuola Normale Superiore è la testimonianza, nei manoscritti in gran parte inediti e nei volumi della biblioteca, di
una frenetica, quotidiana attività di scrittura (dattiloscritti, appunti, bozze di scritti, taccuini, foglietti sciolti) e di
lettura. Il consistente epistolario, in particolare, documenta in modo avvincente gli scambi culturali e gli intensi legami
con alcuni fra i protagonisti della cultura artistica e letteraria del secolo scorso. I fitti carteggi con Papini, Soffici,
Carrà, Tosi, Vanni e Giovanni Scheiwiller, Pancrazi, Wildt, Grubicy, Bucci, Linati, Boine, Ferrazzi sono elencati e descritti
nella loro consistenza in questo inventario, primo passo per un approccio documentario all'opera letteraria del maestro lombardo.
Il volume si propone inoltre, nel saggio introduttivo e negli apparati, come un utile strumento di studio e verifica del contesto
delle riviste primonovecentesche cui Bernasconi ebbe modo di collaborare, in particolare, dopo "Emporium" e "La Riviera Ligure",
quelle fiorentine ("La Voce", "Il Vaglio", "Il Frontespizio", "Il Ponte") e milanesi ("L'Esame", "Il Convegno").